Josko Gravner
Gravner è un grande protagonista della storia vitivinicola italiana; produce vini unici e dal 2001 vinifica i vini in grandi anfore in terracotta interrate, la classica di origine caucasica proveniente dalla zona di Kakheti.
Oggi Josko Gravner ha anche progressivamente eliminato tutti i vitigni da lui considerati estranei, per arrivare a coltivare nei vigneti di Oslavia e Hum (in Slovenia) principalmente due storiche varietà autoctone: la Ribolla Gialla e il Pignolo Rosso.
Da più di 30 anni non usa prodotti chimici di sintesi nei suoi vigneti, che lavora esclusivamente a mano, con una cura e una passione senza eguali nel rispetto dell’ecosistema nel quale viviamo.
A un’altitudine che varia tra i 150 e i 270 metri sul livello del mare, le viti godono di esposizioni ottimali e crescono su terreni tipicamente calcarei e marnosi.
In cantina, le lunghe macerazioni sulle bucce e le lunghissime maturazioni in legno, sono naturali conseguenze di un percorso volto alla valorizzazione non solo delle uve ma di tutto il territorio in sé.
È così che nascono vini unici, capaci di andare oltre ogni definizione legata al biologico o al biodinamico.
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Gravner, un vero protagonista
Gravner è uno dei protagonisti della storia vitivinicola italiana. Josko rappresenta perfettamente un cambiamento radicale nel modo di pensare il vino in Friuli e nel mondo.
Un percorso che inizia lontano, quando ancora adolescente Josko comincia a vinificare le uve dei vigneti piantati intorno a casa.
Francesco Gravner iniziò praticando una viticoltura convenzionale ma nel giro di un decennio decise di disfarsi della tecnologia che aveva comprato, delle vasche in acciaio e delle barrique. Arrivò prima nel ’97 a macerare in grandi tini di legno senza alcun controllo della temperatura, e poi nel 2001 al punto di non ritorno che lo consacrò al mondo: ebbe inizio la vinificazione nelle grandi anfore in terracotta interrate, la classica di origine caucasica proveniente dalla zona di Kakheti.
”Da quando ho iniziato a fare il vino in anfora, nel 2001, non mi sono mai più permesso di controllare un grado zuccherino, tantomeno i valori di acidità fissa. Non si aggiunge e non si toglie. Prendo ciò che la natura mi dà. Ritengo che in cantina non sia necessario imparare chi sa che cosa, bisogna solo avere l’intuizione di quando lavorare, meno intervini e meglio hai lavorato..”