Argiano

“Mi tersi con il vin d’Argiano, il quale è buono tanto”

Giosuè Carducci, Nobel per la Letteratura

La cantina Argiano oggi

Nel corso dei secoli la Tenuta passò di proprietà fra varie famiglie nobiliari, fino a giungere nell’Ottocento all’illuminata gestione di donna Ersilia Caetani Lovatelli che riuscì a far conoscere e promuovere nei migliori salotti culturali dell’epoca i prodotti di Argiano. Celebre ciò che declamò il sommo poeta Carducci con il verso “nella quale asprezza mi tersi col vin d’Argiano, il quale è molto buono“.

Argiano vince la medaglia d’oro al Salone Alimentare di Bruxelles del 1932 per la produzione di vini pregiati da tavola e da dessert e nel 1935 è presente alla Mostra Mercato dei Vini Tipici díItalia. Nel 1967 Argiano fa la storia del Brunello di Montalcino partecipando come azienda fondatrice alla nascita del Consorzio. Nel 1992 la Tenuta passa dai Caetani Lovatelli alla contessa Noemi Marone Cinzano che introduce importanti innovazioni nella gestione dell’azienda vinicola e alla quale si deve il rilancio del nome Argiano. Con la contessa arriva l’enologo di fama mondiale Giacomo Tachis; un sodalizio straordinario che porterà alla nascita di Solengo, il grande Supertuscan di Montalcino.

Si arriva così ai giorni nostri, col passaggio di proprietà nel 2013 e la guida dell’azienda nelle mani di Bernardino Sani, che dal 2015 ne firma anche i vini.

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La nascita dell’azienda Argiano

Argiano è storia del territorio di Montalcino, ne è una delle realtà di maggior prestigio e tradizione. I primi insediamenti in epoca romana, tanto che il nome si pensa possa derivare da “Ara Jani”, con riferimento al Dio Giano. Un’altra origine possibile è quella di “luogo sul fiume Orcia”, anticamente “Orgia” e, quindi, poi Argiano.

La storia di Argiano ha una svolta nel XVI secolo, col passaggio dai Tolomei alla nobile famiglia senese dei Pecci e con la costruzione tra il 1580 ed il 1596 della splendida villa, esempio di abitazione signorile cinquecentesca. Il nome della villa, Bell’Aria, fu scelto quando i Pecci decisero di costruirla in cima alla collina, lasciando il nucleo originario del castello proprio a causa della qualità dell’aria.